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Tempo inconscio nei sogni


Le definizioni e le rivisitazioni del termine Inconscio sono innumerevoli, per questo premetto che utilizzerò tale parola per parlare del contenuto dei sogni, in particolare della qualità del tempo che si ritrova al loro interno che per comodità chiamo tempo interno per distinguerlo dal tempo cosciente del ricordo.

L’obiettivo del raccontare le deduzioni sul tempo che hanno fatto e fanno seguito all’interpretazione dei sogni dei pazienti è di focalizzare l’importanza di questo all’interno del percorso psicoterapeutico.

Fin dalla nascita sappiamo che il Sistema Nervoso registra le esperienze con l’esterno, un numero enorme di informazioni che cresce continuamente di pari passo con il nostro essere nel mondo.

È anche noto che esiste una connessione continua con il corpo, pertanto con lo stato psicofisico, che anch’esso genera informazioni con cui siamo in contatto.

La maggior parte dei ricordi coscienti non è attribuita al fatto in sé ma agli stati d’animo, le emozioni e i vissuti associati a quello specifico momento che ci permettono, appunto, di ricordarlo.

Il tempo che ogni giorno viviamo è il risultato dell’integrazione tra l’esperienza del tempo interno e la suddivisione del tempo in giorni, mesi anni che per storia umana ci siamo dati per la necessità di un riferimento concreto e tangibile.

Il ricordo è sempre associato a un’immagine che non può mai essere precisamente identica all’immagine di quel preciso momento vissuto perché alterata dalle esperienze successive, dagli effetti e le conseguenze che la data situazione ha determinato sulla persona.

I sogni, similmente ai ricordi coscienti, raccontano esperienze emotivamente significative ma utilizzano ed elaborano immagini che non ricalcano il fatto ma con estrema precisione l’esperienza nel suo essere stata.

Il senso del tempo, dello spazio e di noi stessi è uno stato con cui siamo connessi in ogni istante dovuto alla sensazione di coerenza dei nostri vissuti precedenti, vale a dire quando la possibilità di entrare in contatto, reggere e gestire le emozioni a essi associati è mantenuta.

Per eventi di forte impatto o per mancato riconoscimento precoce dell’investimento affettivo del bambino da parte del genitore, la qualità delle esperienze può essere distorta così come la percezione di Sé nel tempo fino a gravi alterazioni dell’identità.

Il senso di discontinuità dato dal non poter integrare alcune esperienze in un senso di Sé presente e attuale è riscontrabile nei sogni dei pazienti in Psicoterapia.

Il tempo interno, pertanto inconscio, si evidenzia nelle immagini oniriche che si collocano nel là e allora così come nel qui e ora in risposta all’alleanza psicoterapeutica, pertanto all’interpretazione della relazione e dei sogni.

Cogliere il tempo e le esperienze associate a quel tempo specifico è l’atto che fa seguito al riconoscimento e all’intuizione sulla persona, il paziente, liberandosi dal pensiero cosciente associato all’immagine.

Questo significa che l’accesso all’enorme banca dati di oggetti, persone, luoghi e fatti è utilizzato per dare forma e vita al vissuto che emerge nel sogno ma non significa che l’immagine emersa sia cronologicamente sovrapponibile all’esperienza con cui il paziente sta entrando in contatto.

Si rischierebbe così di interpretare il sogno alla pari di un ricordo cosciente fuorviando il processo di elaborazione e trasformazione in corso.

È proprio l’intuizione, l’esperienza creata insieme seduta dopo seduta, e la conoscenza progressiva dell’altro che permettono di cogliere il riferimento relazionale del sogno: con maggiore frequenza per un primo e corposo periodo della Psicoterapia i sogni si collocano nel là e allora delle relazioni, soprattutto con riferimento ai primi anni di vita e al rapporto con i genitori e con altre figure importanti.

Tale percorso onirico, se così lo vogliamo chiamare, è comprensibile e soprattutto intuibile se si entra in contatto con il vero significato del tempo interno.

I vissuti traumatici e/o le esperienze di scarso riconoscimento affettivo da parte del mondo esterno, hanno portato il bambino, l’adolescente e poi l’adulto ad attivare dei meccanismi di difesa con l’obiettivo di garantire un parziale proseguimento dello sviluppo psicofisico, in particolare le diverse autonomie, ma a prezzo di un compromesso che posso sintetizzare con un allontanamento dall’investimento pieno sulla relazione con conseguente perdita di un senso di Sé con diverse manifestazioni cliniche.

Per mantenere equilibrio e stabilità, percepite come precarie, subentrano le dinamiche che chiamiamo psicopatologiche, rappresentate ad esempio dall’identificazione con la madre/rapporto adulto, l’idealizzazione, un forte spostamento sull’asse mentale/razionalizzante fino ai quadri più complessi di distacco dalla realtà affettiva.

Il tempo interno perde così la sua continuità intesa come poter accedere completamente ai vissuti associati alle esperienze emotivamente importanti e successiva confusione identitaria.

La relazione psicoterapeutica, offrendo un rapporto basato sul riconoscimento dell’altro, permette al paziente di rispondere all’investimento affettivo dello psicoterapeuta e di mettersi in contatto con quelle esperienze che hanno determinato una frattura identitaria del bambino/paziente adulto per trasformare il vissuto in una possibilità relazionale che gli permetta di ritrovare quella risposta che il bambino/paziente adulto viveva prima che il mondo esterno disattendesse le sue aspettative (https://www.mbpsicoterapia.it/sullidentificazione/ ).

Si intuisce pertanto il significato e la necessità dell’emergere dell’allora nei sogni del primo periodo di Psicoterapia piuttosto che del presente: i vissuti più rischiosi, più antichi, più distaccati dal senso di Sé (identità) trovano accesso grazie alla risposta relazionale con lo psicoterapeuta, uno spazio e un tempo sicuri per tornare in vita.

La loro interpretazione permette inoltre la trasformazione e il cambiamento delle esperienze poiché restituisce al paziente la possibilità di vedere quella realtà con occhi non più ciechi per dover salvare il rapporto con la madre e poi con gli adulti tramite l’identificazione ma che finalmente possono tornare a sentire ed esprimere quella potente vitalità affettiva che era spontaneamente offerta alla relazione prima di essere negata (https://www.mbpsicoterapia.it/il-potenziale-umano-introduzione/ ).

È importante a maggior ragione l’intuizione dello psicoterapeuta della realtà umana del paziente poiché il focalizzarsi sull’allora per un periodo del percorso psicoterapeutico non equivale all’emergere di sogni che utilizzano immagini esclusivamente passate e che rappresentano specificamente la relazione con i genitori o luoghi, persone, cose, di quel preciso tempo o momento.

Come raccontavo prima, prendiamo in prestito innumerevoli immagini dalla nostra banca dati e più che vedere l’oggetto e descriverlo dobbiamo intuire il significato di quell’oggetto collocandolo nel tempo del paziente.

Se prendiamo un esempio semplice, un sogno in cui una paziente entra in dialettica con il suo fidanzato, non possiamo affidarci all’immagine cosciente ma percepire cosa sta affrontando la paziente in quel sogno, percezione unicamente possibile per l’integrazione inconscia del rapporto psicoterapeutico con lei (storia, modalità relazionali, sogni, alleanza psicoterapeutica etc.).

Il sogno infatti potrebbe utilizzare la coppia per affrontare dei vissuti del qui e ora della sua relazione privata, per raccontare il qui e ora della relazione psicoterapeutica, per fare riferimento a una qualità di rapporto che non è direttamente associabile a quella attuale come quella con il/i genitore/genitori o anche aspetti di se stessa con cui la paziente entra in contatto.

Può sembrare ad alcuni un’operazione magica invece è facilmente intuibile quando il sogno si riferisce a quel tempo piuttosto che a questo tempo e in tal modo cambia completamente l’interpretazione e con essa la possibilità di trasformazione e cura del paziente.

Molte volte sappiamo che le possibilità che ho elencato si intersecano l’una con l’altra pertanto la relazione con la madre ha delle sovrapposizioni (identificazioni) con le relazioni attuali dei pazienti così come con quella psicoterapeutica ma cogliere una realtà piuttosto che un’altra ha un significato rilevante per la cura.

Riconoscere i sogni che si riferiscono all’allora permette sempre l’accesso a dei contenuti, pertanto esperienze affettivamente importanti, che sono più protette e difese e che hanno necessità di trovare una progressiva restaurazione del tempo interno e quindi fare riferimento a una tenuta di Sé più coesa per essere affrontate.

Il rischio di collocare delle immagini nel qui e ora per semplice sovrapposizione (la paziente e il suo compagno come racconto della relazione attuale o al massimo della relazione psicoterapeutica), priva della possibilità di ritrovare un’identità completamente libera dalle paure del passato.

L’effetto dell’elaborazione onirica del passato si manifesta come il senso di appartenenza a se stessi, alla propria storia ed emozioni perché si ritrovano coesione e continuità del proprio tempo interno, l’allora protetto si integra nell’oggi e come conseguenza, sempre parlando di sogni, le dinamiche precoci sono progressivamente soppiantate dalle dinamiche adulte/attuali con il procedere del lavoro psicoterapeutico.

Il qui e ora prevale proprio perché il paziente non è più incastrato in un blocco del tempo interno che non gli ha permesso di raggiungere le autonomie e l’identità in forma progressiva e spontanea e si percepisce la fluida integrazione tra vissuti attuali e concomitante elaborazione profonda.

La storica frammentazione è risolta in un parallelo movimento realtà cosciente/inconscia, realtà che così non hanno più necessità di essere raccontate o descritte come distinte ma sono un unicum dell’identità della persona.

Questa breve e sommaria sintesi riporta alla riflessione sul tempo dell’inconscio che è molto preciso, specifico e non casuale e disordinato.

Le immagini utilizzate possono dare in apparenza l’idea che non ci sia un filo temporale ma se riusciamo a intuire il contenuto dell’immagine/sogno, troviamo la realtà vissuta dal paziente nel suo intero excursus.

La confusione e disorganizzazione del contenuto delle immagini invece è eventuale specchio delle esperienze svantaggiose del paziente che come descritto lo hanno portato a difficoltà identitaria e di conseguenza alla psicopatologia, pertanto non è realtà umana a priori.

La risposta affettiva della relazione psicoterapeutica, rappresentata dall’interpretazione del sogno, permette al paziente di riorganizzare il proprio tempo interno che mette in luce coerenza e fluidità dei vissuti che si può così liberamente esprimere con immagini di pura fantasia, non essendo ancorato a meccanismi di difesa.

La libertà della fantasia non è sovrapponibile per significato a un inconscio atemporale o senza riferimenti, apparentemente come una nave alla deriva, anzi tutt’altro, è proprio nell’appartenenza a un senso identitario, preciso, puntuale, minuzioso come il contenuto dei sogni, che il Sé è realmente libero e svincolato dalle identificazioni, in continuo divenire e non cristallizzato per difesa. 

Anche sulle riflessioni sul tempo interno, il Centro di Psicoterapia di Roma del quale condivido la mission facendomene promotore, promuove nel lavoro psicoterapeutico così come nella ricerca e nella formazione, l’essenzialità dell’essere umano e le sue potenzialità innate e affrontando disagi, problematiche e la psicopatologia sempre con il faro guida della persona sana e mai del pensiero a priori della malattia.

Michele Battuello