I periodi di separazione sono settimane fondamentali per il lavoro psicoterapeutico https://www.mbpsicoterapia.it/lo-psicoterapeuta-va-in-vacanza-o-propone-una-dinamica-di-separazione/.
Così come i pazienti, lo psicoterapeuta è stimolato a trovare un assetto interiore diverso rispetto al rapporto e per quanto mi riguarda, è emersa in pochi giorni la motivazione al confronto sul sogno come effetto della chiusura dello studio per l’estate.
Separandomi dai sogni e dalle loro interpretazioni, processo continuo delle settimane di Psicoterapia, ho realizzato che parte delle risposte dei colleghi e delle colleghe in merito alle esperienze e riflessioni che ho sintetizzato in queste pagine, erano e sono proprio sui sogni.
La realtà umana che dall’inizio ho iniziato a conoscere e a riconoscere all’interno del setting e che dopo anni ha dato forma a un pensiero che ho scelto di scrivere, senza una coscienza precisa e organizzata, si vive nel percorso di cura dei pazienti che contiene anche il processo evolutivo dello psicoterapeuta stesso.
Durante l’anno ho sentito il desiderio e la volontà di parlare di Psicoterapia, come la vivo dentro la relazione, come la vedo fuori incarnata nella Cultura Psicoterapeutica https://www.mbpsicoterapia.it/la-cultura-psicoterapeutica/; https://www.mbpsicoterapia.it/la-psicoterapia-e-loceano-di-citazioni-e-riferimenti-storici-in-cui-e-immersa/ riportando spesso il lavoro sui sogni come insostituibile per la conoscenza dell’altro e la sua cura.
Ho ricevuto feedback che mi hanno stimolato sensazioni, riflessioni e risposte aderenti al qui e ora di quella osservazione, in quel momento, da quella persona.
La separazione estiva di quest’anno mi ha restituito un’immagine e il pensiero successivo che sto cercando di esprimere ora.
Lo stimolo era chiaro quando era un confronto individuale, a tu per tu, con il/la collega o studente che domandava, replicava, pensava: sia che ci sia stato un vero e proprio confronto, sia che si trattasse di brevi scambi, la focalizzazione sul momento portava una risposta.
Negli scorsi giorni invece avevo voglia di scrivere ma rimaneva una sorta di nebbia che non dava immagini né tantomeno pensieri come se l’anno lasciato alle spalle non avesse colore e quelle risposte date e ricevute non avessero in realtà dato vita a molto, finché oggi l’immagine si è resa più chiara.
Riesco più facilmente a esprimerla con un pensiero: un desiderio collettivo di incontrarsi sui sogni che è di più del confrontarsi.
È conoscere la realtà umana insieme, in un periodo, parliamo di molti anni, che è incentrato su coscienza e azione, causa-effetto da leggere in chiave cognitiva, cambiamenti focalizzati sulla velocità, risultati da raggiungere per inseguimento di specifici obiettivi concreti e più l’individuo dimostra che è stanco, insoddisfatto, che questo sistema funziona solo in parte e in casi ristretti, più è proposto l’individualismo, il trovare le risposte in se stessi, l’affrontare le avversità accettandole, auto curarsi.
Invece l’uomo chiede di essere ascoltato e cerca delle risposte, il riconoscimento reciproco e il senso di appartenenza alla collettività, fondamenta della nostra vita.
Il contenuto del sogno racconta l’esperienza di desiderio e di negazione del desiderio che proviene dalla storia familiare e dall’ambiente esterno durante la crescita e la possibilità di cambiamento, legata alla fisiologia che può essere svincolata dalle gabbie della patologia, che si traduce nella fantasia che si libera dalle maglie dell’identificazione e dei meccanismi di difesa.
Incontrarsi sul sogno non è supervisione, non è narrare un metodo preso da una o più teorie, non è fornire un modello di Psicoterapia ma è raccontare la realtà umana attraverso l’esperienza, personale e professionale per conoscere lo stato delle possibilità di investimento affettivo sul sociale, le autentiche richieste e le risposte date o negate dal mondo contemporaneo all’individuo.
Passando attraverso gli innumerevoli dubbi di come comportarsi con i figli adolescenti e pre adolescenti, con i partner all’epoca di Internet e dei Social Network, con le dimensioni frustranti del lavoro e le tante sfaccettature complesse della quotidianità che riempiono di domande la persona, gli psicoterapeuti tornano a pensare chi è quel figlio, partner, capo aziendale e quali siano i suoi bisogni rimasti non risposti nell’allora e nell’oggi per rivitalizzare l’intera persona e non la persona identificata con il suo problema.
Proprio per questo gli psicoterapeuti anch’essi persona, punto chiave molto trascurato, possono sentirsi riconosciuti tramite l’incontro con il sogno che sostanzialmente implica: tempo interno e relazione collettiva.
Il paziente non può cambiare se non cambiamo noi: il tempo interno rappresenta il contatto con se stessi che si esplicita nel rapporto con gli altri.
La separazione estiva ha attivato in me questa immagine che non vedevo fino a pochi giorni fa, legata a bisogni, non detti in forma esplicita perché inconsapevoli, latenti, inconsci, delle colleghe e dei colleghi, me compreso, di incontrare l’altro attraverso la realtà umana del sogno, di fare ricerca, attivare un cambiamento, conoscere l’oggi a partire da noi stessi non isolatamente ma in forma collettiva.
Al momento l’immagine finisce così, non riesco a vedere o pensare come eventualmente organizzare e vivere l’esperienza, il desiderio è stato di rispondere a parole a delle esigenze che ho sentito reciproche in molti contatti degli ultimi mesi e in cui probabilmente, alcuni possono riconoscersi e sentirsi riconosciuti.
Michele Battuello