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Il sogno e la sua interpretazione nelle Emergenze


Nel post precedente ho voluto esprimere delle considerazioni sul rischio dell’interpretazione dei sogni da parte di professionisti non abituati a usarli come strumento e risorsa del processo psicoterapeutico.
Mi riferivo in particolare al periodo di crisi ed emergenza che ogni giorno richiede l’attivazione sempre più diffusa e ad ampio spettro di supporto psicologico prevalentemente a distanza.
È altrettanto utile raccontare come il sogno ha la sua importanza anche e soprattutto in situazioni destabilizzanti sul piano emotivo e relazionale come quella in corso a causa della pandemia da Coronavirus.
Il sogno racconta, attraverso immagini, un pensiero affettivo sulla persona che lo produce, pensiero non isolato ma immerso in una matrice relazionale imprescindibile dalla persona stessa.
Il ricordo del sogno al risveglio, insieme al suo contenuto, rappresenta una forma di contatto possibile in quel momento, con quel tipo di emozione e vissuto e pertanto con quello specifico pensiero su di Sé.

Semplificando potrei dire che il sogno ricordato manifesta l’attuale condizione della persona con se stessa e il mondo, quindi un termometro della sua identità.
Questo contatto può contenere, nelle immagini oniriche, sia le difficoltà che le risorse attivate.
È anche vero che la nostra mente, per raccontare lo stato di identità nei sogni, utilizza immagini che molte volte provengono dall’esterno più vicino, diretto o emotivamente significante, come ad esempio, la drammaticità dell’infezione e delle sue conseguenze.
Riscontrare questo tipo di immagini oniriche non è causa sufficiente per pensare e dimostrare che la persona o il paziente, si stia confrontando con le paure e angosce generate dal fatto esterno, ma potrebbe utilizzare la forte emotività legata a quello che vediamo e sentiamo ogni giorno sull’infezione, per rappresentare paure o angosce personali antecedenti e/o a prescindere da quelle innescate dal qui e ora.
Inoltre il sogno potrebbe mostrare come la persona, a seguito di emozioni molto potenti provenienti dall’esterno, si confronti con la difficoltà, attivando e utilizzando delle risorse profonde, pertanto di identità, di cui magari non ha piena consapevolezza cosciente.

Ci possono essere infine situazioni, in cui ci si rende conto soprattutto dalle immagini oniriche, che il paziente non sta vivendo la drammaticità dell’esterno come un qualcosa di così devastante da mettere a rischio la tenuta della propria identità e pertanto quello che affronta è il dato di realtà di fronteggiare qualcosa di grande, ma non rischiando nulla in termini di perdita di sé.
Sono differenze sostanziali e le voglio illustrare con un esempio concreto, anche se so che è molto riduttivo ma spero almeno, chiaro.
Un paziente racconta della paura collegata al rischio dell’infezione e delle conseguenze per sé e per i suoi cari.
L’emozione vissuta è chiara ma non necessariamente l’effettivo potere della paura di attaccare l’integrità del Sé, cioè l’identità.
L’utilizzo dei sogni permette allo Psicoterapeuta di conoscere il reale impatto di quell’emozione sulla persona e di conseguenza di poter affrontare nella maniera più adeguata e completa, sintetizzerei con il termine “reale”, il momento di crisi e difficoltà.

Il sogno, ci tengo a ripeterlo, viene interpretato dallo Psicoterapeuta, non per la sua narrazione cosciente, ma per l’intuizione che arriva dal rapporto con il paziente stesso come attività affettiva basale di riconoscimento dell’altro essere umano e non come attività intellettivo/comprensiva dei fatti onirici.
Il paziente pertanto potrà raccontare dei sogni in cui la paura si intuisce e quindi si interpreta, come attivatrice di paure storiche personali e allora il lavoro psicoterapeutico si concentra sul qui e ora della paura ma anche sul favorire un processo di elaborazione e trasformazione delle dinamiche storiche alla base del senso di incertezza che si è radicato nell’identità dell’individuo e che con il fatto esterno si sono rinforzate.
Il paziente altresì potrà portare come contenuto onirico delle immagini in cui il Sé si confronta con le paure attuali e forse anche storiche, ma trova delle risorse o che ha ritrovato in Psicoterapia o che ha attivato spontaneamente e allora il lavoro sarà sul riconoscimento di tali risorse che verosimilmente non riescono a essere percepite a livello cosciente perché più celate dai sintomi.
In questo caso la paura può essere legata sì ai fatti ma anche all’incertezza o ambivalenza sulle proprie possibilità che invece dobbiamo favorire, riconoscere e riconsegnare al paziente stesso come certezza di poter affrontare le dinamiche subentranti.

In altri casi i sogni raccontano che le risorse sono attive e allora il lavoro si sposta unicamente sul piano del qui e ora della paura reale, strettamente e coerentemente collegata con i fatti esterni.
L’esempio così semplificato serve a trarre alcune considerazioni.
La prima è che i pazienti che stanno seguendo una Psicoterapia centrata anche sul sogno e la sua interpretazione traggono ancor più giovamento dal proseguimento del lavoro in periodo di emergenza per confrontarsi con la reale efficacia della Psicoterapia che hanno intrapreso in termini di consapevolezza cosciente e ancora più profonda di quello che hanno elaborato e trasformato nel processo.
È possibile inoltre proseguire un lavoro in corso tanto più se la relazione si concentra sulle risorse e il Potenziale Umano valido presente e vivo nel paziente perché il suo emergere inconscio, sogno e relazione, comporta una garanzia di tenuta nonostante la complessità del periodo contingente.
I contenuti che emergono, relazionali e onirici, sono la prova sul campo dei frutti del lavoro, e questo credo valga per ogni psicoterapia in corso.

La seconda è che, pur se sappiamo che esistono diversi approcci al sogno e la sua interpretazione, confermo la validità di un modo di approccio all’essere umano che tenga conto della fisiologia di base come lungamente ho scritto e che quindi ricerchi nelle immagini dei sogni sia la psicopatologia che le risorse rimaste attive, le uniche vere leve di trasformazione, cambiamento e guarigione.
Anche chi inizia un percorso a causa di sintomi e malesseri emersi se non esplosi durante il periodo dell’emergenza, può avvalersi di un lavoro che affida rilevanza al contenuto dei sogni perché, come sommariamente descritto, ha la possibilità di discernere un qualcosa che arriva con forza dai fatti e un qualcosa che porta un vortice di malessere perché sollecita l’incertezza e la fragilità del sé.
Il differente trattamento psicoterapeutico delle due possibilità non è questione di forma ma è sostanziale per evitare il rischio che si proiettino su dei sintomi, idee, pensieri, diagnosi e interpretazioni che non rispondono realmente a quello che la persona sta affrontando in termini di identità e tenuta del Sé.

Aggiungo che proprio in un periodo in cui, oltre le paure, si vivono gli effetti complessi delle restrizioni e dell’isolamento, l’accesso al sogno sia uno strumento molto utile.
Il sogno contiene infatti l’espressione genuina della persona, cioè la fantasia che è l’unica reale caratteristica che ci rende liberi anche quando, per svariati motivi, siamo completamente imprigionati.
Lo dimostra la storia in cui da sempre ci è stato raccontato e tramandato che anche nelle situazioni più gravi, l’uomo è riuscito a sopravvivere e a ricostruire.
Lo dimostrano i nostri pazienti che grazie al ritrovamento della fantasia inconscia riescono e sono riusciti a riemergere dalla psicopatologia e dalla prigione della malattia.
Lo dimostrerà anche l’oggi, così impensabile e inaspettato, ma che nella sua forza devastante di evento esterno, non potrà mai essere più stravolgente della possibilità di mantenere protetto e intatto quel piccolo per alcuni, grande per altri, nucleo di fantasia che non ci ha mai permesso di perderci fino in fondo come Umanità anche di fronte al peggio.

Il pensiero libero, la creatività, la fantasia, in sintesi lo spazio che diamo ai sogni a maggior ragione in Psicoterapia, sono oggi più che mai importanti e necessari.

Michele Battuello