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Come nasce il Modello di Formazione di Gruppo in Psicoterapia


Formazione di Gruppo in Psicoterapia: un Modello Strategico
e Group Training in Psychotherapy: an Experiential Strategic Model (https://www.fioritieditore.com/formazione-di-gruppo-in-psicoterapia-un-modello-strategico/; https://www.pce2022.com/wp-content/uploads/PCE2022-Conference-Book-220629C-opti.pdf -pagina 121-) sono diretta conseguenza il secondo del primo, l’esperienza in origine e il pensiero teorico con i riferimenti bibliografici in seguito.

L’obiettivo del modello è di liberare la persona-studente-futuro psicoterapeuta ma anche professionista della Salute, dalle sovrastrutture provenienti dalla storia d’origine amplificate da quelle sociali e infine intensificate dal materiale teorico ideologico degli studi universitari, tramite il rapporto con il docente-psicoterapeuta-formatore mirato a proporre nel contesto gruppale, la Fisiologia della Relazione https://www.mbpsicoterapia.it/il-potenziale-umano-introduzione/; https://www.mbpsicoterapia.it/avvio-di-un-pensiero-unico-come-base-per-la-psicoterapia/.

Il passaggio è fondamentale perché rompe gli schemi gerarchici che opprimono troppo spesso l’individuo e che comportano malessere e spesso richiesta di aiuto. Il ruolo (sociale) è oramai diffusamente esplicato come gestione individualistica di potere, come vessillo di sicurezza laddove c’è il timore della relazione e non come risorsa aggiuntiva a disposizione della collettività, linguaggio diverso, evoluto sotto alcuni aspetti che serve (a tutti) per crescere.

La relazione è uno scambio tra esseri umani che si guardano e ascoltano con occhi paritari, non esistono differenze, che costruiscono interazioni a diversi livelli e per cui i ruoli sono conseguenza naturale e spontanea delle posizioni, funzioni, risorse e preparazione di ogni singolo partecipante a un sistema di persone, dalla famiglia, all’azienda, allo sport fino, soprattutto, alla Psicoterapia https://www.mbpsicoterapia.it/passaggi-sulla-diversita-e-luguaglianza-in-psicoterapia-e-nella-cultura-psicoterapeutica/; https://www.mbpsicoterapia.it/la-cultura-psicoterapeutica-e-la-questione-sulle-diversita/.

Il genitore si offre alla relazione con il neonato non come tale, il bambino non sa nemmeno che cosa sia un genitore per molto tempo, ma come essere umano in ascolto dell’altro e che cerca di capire e parlare la lingua del figlio e, solo quando questo riconoscimento è stabilizzato, inizia a passare la propria lingua al bambino dando vita al ruolo perché passaggio di informazioni, veicolate dal piano affettivo che permette di co-costruire il rapporto di crescita necessario a entrambi.

In ogni sistema esiste prima la relazione del ruolo altrimenti questo è solo gestione di potere con assenza di ascolto dell’altro con le conseguenze che abbiamo di fronte agli occhi quotidianamente come persone e come psicoterapeuti https://www.mbpsicoterapia.it/la-cultura-psicoterapeutica-che-guarda-con-un-occhio-solo/.

In Psicoterapia sono affrontate per essere trasformate, dinamiche relazionali che spesso sono riconducibili a rapporti sbilanciati sul piano del riconoscimento dell’altro, a partire dai genitori per arrivare ai contesti lavorativi e che, come professionisti, interpretiamo, e per questo motivo noi per primi dovremmo essere realmente liberi da tali condizionamenti che provengono da storie personali comprese le differenti strade formative.

A maggior ragione lo studente-futuro psicoterapeuta si deve immergere (nuovamente o forse per la prima volta) in un ambiente protetto come il Gruppo che permetta di ritrovare la Fisiologia della Relazione e, come conseguenza, di concedersi genuinamente e non in maniera artificiale come spesso succede, l’espressione di sé, la capacità di intuizione dell’altro e la restituzione agli altri delle stesse intuizioni che in una frase è il movimento essenziale dello psicoterapeuta.

Per questo motivo l’inizio del lavoro di Gruppo vede il docente spogliato del ruolo e immerso nella matrice relazionale tramite una forte espressione di sé, dei propri vissuti e sensazioni, per veicolare il linguaggio affettivo di base che permette il contatto con nuclei originari di sé dello studente.

Quando il docente è finalmente percepito come persona tra le persone e la comunicazione si avvicina a vera spontaneità, allora i ruoli si possono distinguere e definire perché si radicano sul riconoscimento dell’altro che è l’opposto della gestione del potere.

Inoltre nel modello formativo proposto, i ruoli si possono scambiare per la crescita umana e professionale dello studente che, rimanendo in contatto con la matrice originaria della relazione, può sperimentarsi anche conduttore e co-conduttore del Gruppo, permettendosi, nel tempo rimandi al docente stesso che è membro del Gruppo come gli altri nel momento in cui non è conduttore.

Il docente ha parlato il linguaggio dell’interpretazione solo dopo aver messo in gioco se stesso nel gruppo pertanto ha assunto il ruolo dello psicoterapeuta-conduttore solo dopo aver costruito una vera relazione con il Gruppo, viceversa lo studente sperimenta, non attivando un role play ma una capacità acquisita di coraggio e trasgressione nella relazione, che è il cardine della futura relazione psicoterapeutica.

L’esperienza ha quindi dato forma alla cornice teorica: il compito dell’interazione gruppale era l’espressività e il ritrovato contatto con la fisiologia della relazione evitando riferimenti epistemologici di alcun tipo da parte di tutti, soprattutto del conduttore-docente.

In seguito, il Gruppo stesso ha cominciato a pensare e a leggere la teoria, integrando quindi esperienza, pensiero sull’esperienza e confronto con la letteratura in merito a quanto emergeva incontro dopo incontro che, anche qui in una frase, è la Ricerca in Psicoterapia.

La narrazione ritrova il suo significato e la sua importanza, destituendo dal podio i numeri che sono lasciati ad altri modelli di Ricerca in Psicoterapia.

La sintesi scritta a posteriori del singolo incontro di Gruppo sostituisce la registrazione: dove una è incompleta e inevitabilmente ricostruita con fantasia ma mantiene la genuinità dell’esperienza sentita, l’altra è precisa e puntuale ma raffreddata in ogni sua componente affettiva e quindi indecifrabile.

La prima permette la narrazione, la seconda soltanto i numeri o le statistiche https://www.mbpsicoterapia.it/la-ricerca-in-psicoterapia-come-narrazione/.

La narrazione, tornando al modello, non può essere individuale ma è di gruppo: è un’unica voce che ne contiene molte e concretamente parte dalla sintesi individuale di singoli membri, altre volte dalla sintesi di sottogruppi, altre ancora dal gruppo intero.

Il modello è collocato nell’ottica Strategica (evoluta) per due motivi fondamentali: il setting “breve” e, nonostante i pochi incontri, il non appoggio a protocolli o modelli standardizzati ma all’importanza della relazione.

Inoltre lo psicoterapeuta che emerge da questa matrice formativa ha in sé i veri strumenti relazionali per essere Psicoterapeuta di Gruppo poiché ha sulla pelle l’esperienza, a differenza di molti modelli che adattano al Gruppo la Psicoterapia Individuale senza aver dato possibilità di crescita allo studente nello spazio formativo di Gruppo.

Nel concludere in merito ai ruoli, la Fisiologia Evolutiva ci dimostra che il genitore, così come il docente, così come il capo di un’azienda e ovviamente lo psicoterapeuta, mette avanti l’altro per affidargli quell’identità che gli ha riconosciuto fin dall’inizio e permettergli a fatti e non a parole di spiccare il volo.

Questa è la forza propulsiva che permette a ogni comunità di crescere.

 

Michele Battuello