Il Potenziale Umano rappresenta la fisiologia umana che include caratteristiche specie specifiche: la prima e più importante è che al momento della nascita gli esseri umani sono completamente sani.
Pertanto ogni bambino dalla nascita investe il suo Potenziale Umano nei rapporti con il mondo esterno, principalmente con i genitori e proprio perché stiamo parlando di fisiologia è implicito che questo investimento sia valido e affettivo.
Allo stesso tempo le risposte alle domande del bambino devono essere adeguate da parte dei genitori in termini di qualità più che di quantità come è ben noto da innumerevoli ricerche osservazionali sul rapporto madre-bambino svolte dagli anni ’70 in poi e ancora oggi in continuo perfezionamento con l’integrazione dei risultati delle neuroscienze.
Il periodo essenziale di espressione del Potenziale Umano e dello sviluppo dell’identità è concentrato nei primi 3-4 anni di vita, pertanto è spesso impossibile avere ricordo cosciente dei momenti, emozioni e sensazioni di quel tempo, dato che la mente non è ancora formata in forma definitiva per il pensiero razionale, per questo tracce delle relazioni primarie sono localizzate nella memoria inconscia.
L’interpretazione dei sogni è la più importante risorsa in psicoterapia per indagare e trasformare le dinamiche avvenute nel periodo in questione.
Durante i primi mesi di vita lo scambio reciproco è vissuto principalmente con tutti i sensi del bambino ed è oramai riconosciuto che tale attività percettiva ha necessità di un contenuto affettivo adeguato proveniente dall’esterno come confermano le neuroscienze: l’emisfero destro ha una funzione prevalente nei primi 3 anni di vita e il suo sviluppo è condizionato dagli affetti.
Si conferma come l’identità della persona, rappresentata dall’unicum mente-corpo comprenda la biologia umana e la psiche e come, nello sviluppo evolutivo, queste siano ben integrate.
L’attività percettiva è l’unico modo che ha il bambino di fare esperienza del mondo ma allo stesso tempo necessita dell’altro per sopravvivere.
Ha bisogno di cibo, protezione e cure materiali ma in particolar modo ha bisogno di cure affettive, un abbraccio avvolgente, una voce calda, un sorriso spontaneo e così via.
Possiamo utilizzare gli aggettivi “avvolgente, caldo e spontaneo” non a causa della presenza dell’altro ma specialmente per la qualità di questa presenza: i sogni dei pazienti chiaramente dimostrano che molte volte questi momenti erano completamente vuoti ed erano percepiti come assenze, anche se fisicamente il genitore era presente.
Nel nostro modello psicoterapeutico è molto importante valutare la presenza di elementi validi, spontanei e fisiologici che abbiamo chiamato Potenziale Umano e possono essere rintracciati nella relazione terapeutica e nei sogni.
Questi elementi sono il tesoro nascosto che la coppia terapeutica deve trovare per il trattamento della psicopatologia del paziente: sinteticamente possiamo affermare che il goal della psicoterapia è il ritrovamento della fisiologia, risolvendo la patologia.
Molti approcci psicoterapeutici sono focalizzati a esplorare la malattia come il risultato di dinamiche e relazioni disfunzionali, considerando specialmente la severità degli aspetti clinici e la diagnosi come il fattore di scelta per iniziare la psicoterapia. La fisiologia sembra pertanto dimenticata se si pensa soltanto alla patologia: crediamo che questo sia importante ma non sufficiente in psicoterapia.
L’approccio medico al paziente è necessario per avere sempre in mente la fisiologia che è il tempo quando tutto era funzionale e integrato.
Il momento nel quale cominciamo la nostra valutazione in psicoterapia andiamo alla ricerca del Potenziale Umano valido e, a seconda di quanto di questo sia rintracciabile nella relazione terapeutica e nei sogni, prendiamo in considerazione una diagnosi e una possibilità di trattamento.
Un ruolo cruciale è rappresentato dal tempo durante il quale il bambino dalla nascita è stato in grado di esprimere, investire e invigorire il suo Potenziale Umano prima dell’attacco dell’ambiente esterno.
L’esperienza del bambino di una qualità affettiva nelle relazioni e l’abilità dei genitori di tollerare le continue spontanee richieste affettive del bambino stesso gli permettono di dare forma a immagini inconsce attuali che rappresenteranno la risorsa per fronteggiare le difficoltà e il dolore della separazione progressiva da loro per trovare una forma autonoma.
Abbiamo concluso dalla nostra esperienza clinica che il periodo di totale necessità dell’altro non è così lungo per il bambino: tanto più prosegue il suo sviluppo, tanto più inizia una fase spontanea di separazione dall’altro.
In concomitanza con il periodo di svezzamento al seno il bambino entra in un periodo di separazione psichica, coadiuvato dalla madre e/o dall’altro significativo che ha il compito di agevolare questa separazione e permetterla: può accadere che se la madre non è in grado di tollerare l’iniziale indipendenza del figlio, il processo sarà più complesso e rallentato o in alcuni casi non avverrà per nulla con la possibilità di complicazioni o disagi per il fisiologico sviluppo del bambino.
Pertanto gli elementi che non permetteranno al bambino di realizzare la propria identità secondo fisiologia, potranno rallentare, ostacolare fino a interrompere del tutto questo processo con la possibilità di manifestare in seguito la patologia.
Tutto quanto che, nel rapporto con la madre soprattutto, non sarà realizzato sotto forma di proiezione, negazione fino all’annullamento da parte dell’adulto di riferimento, non permetterà la completa formazione di un’immagine interna valida come risultato dell’espressione fisiologica del Potenziale Umano, portando a frammentazione, scissione e vissuti di perdita e vuoto a seconda della gravità.
L’equivalente inconscio si presenterà come una serie di immagini non-separate, o parziali, o scisse che avranno un corrispondente fenomenologico nella patologia della relazione.
Quando il rapporto con la madre è valido, il senso di frustrazione e più avanti la comprensione che la madre non può essere presente e accessibile come la soddisfazione di un bisogno sarà trasformato dal bambino tramite un’attività creativa di spendere la qualità vissuta con lei in qualcosa di completamente nuovo, invece di sentimenti di angoscia, solitudine e disperazione.
Pertanto queste immagini profonde inconsce, mantenute valide e non distrutte o frammentate, saranno le basi su cui l’adulto strutturerà l’identità e la progressione di tali esperienze di separazione gli permetterà di promuovere la sua sanità e integrità come uno sviluppo naturale del Potenziale Umano.
Dal lato opposto tutto ciò che nel rapporto non sarà realizzato in termini di negazione e annullamento da parte di genitori avrà un corrispondente inconscio di immagini parziali o frammentate e avrà un corrispondente fenomenologico di vissuto di solitudine, angoscia, disperazione e anche morte nell’adulto.
Enfatizziamo il senso di una dipendenza del bambino dall’ambiente circostante senza il quale non potrebbe sopravvivere, ma non possiamo considerarla semplicemente come una fragilità emotiva: egli possiede una risorsa, un fattore specie specifico che abbiamo riassunto nel Potenziale Umano che gli permette immediatamente di essere attivo nei suoi rapporti con l’esterno, mettendo la madre in condizione di tollerare le emozioni che investe su di lei, pertanto è completamente parte attiva della relazione.