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Verso la fine di un Gruppo di Psicoterapia


La mia prassi con i Gruppi di Psicoterapia prevede il lavoro con pazienti che partecipano a Gruppi aperti per età, sesso e dinamiche individuali secondo specifici presupposti (https://www.mbpsicoterapia.it/psicoterapia-combinata-individualegruppo-1/ e seguenti).

Il Gruppo è aperto anche nella sua durata poiché prevede l’ingresso di nuovi partecipanti durante il processo psicoterapeutico così come l’uscita dei singoli pazienti che terminano la Psicoterapia.

Durante la pandemia non ho ritenuto opportuno inserire nuovi membri all’interno dei Gruppi poiché alcune variabili, come il setting a distanza tramite piattaforma, avrebbero reso più complesso per il nuovo paziente l’entrare a far parte di un Gruppo già avviato.

Da più di un anno e mezzo il numero è rimasto costante e, in conseguenza del processo psicoterapeutico, un Gruppo si avvia a conclusione e pertanto chiusura, esperienza che affronto per la prima volta avendo, come detto, i Gruppi sempre in corso.

Questa situazione, seppur causata dalle limitazioni conseguenti ai rischi Covid-correlati, ha dato l’opportunità a me e ai pazienti di pensare una conclusione definitiva del Gruppo, immagine che prima non poteva prendere forma poiché il processo comprendeva il singolo paziente che trovava, insieme al Gruppo, un’immagine di separazione e di chiusura individuale del percorso.

Il movimento collettivo di procedere verso la fine della Psicoterapia ha maggiormente messo in luce il significato e l’efficacia del lavoro centrato sulle dinamiche inconsce inteso come interpretazione dei sogni e della relazione (https://www.mbpsicoterapia.it/significato-e-utilizzo-del-la-e-allora-e-del-qui-e-ora-dei-sogni-in-psicoterapia/ ).

La prima e più importante osservazione è la conferma che il lavoro psicoterapeutico è centrato sull’integrazione tra i contenuti emersi dai sogni e quelli delle esperienze storiche ma anche quotidiane dei pazienti: questo per raccontare una metodologia, cioè un approccio alla relazione con il paziente, per cui non può esistere solo l’interpretazione dei sogni, così come il lavoro sull’inconscio non può essere considerato soltanto la relazione psicoterapeutica nel qui e ora, compresi i sogni emergenti, dando così minor rilevanza ai contenuti che si riferiscono al là e allora della storia affettiva del paziente.

Si osserva invece in Psicoterapia la realtà effettiva che porta a chiamare il lavoro “processo”: un primo periodo che è più incentrato sulle dinamiche storiche e molto precoci che emergono principalmente dai sogni e che affrontano le conflittualità dei primi anni di vita e uno successivo in cui si fa sempre più evidente il progressivo coincidere dei contenuti onirici con la storia adulta e attuale del paziente.

Per alcuni mesi, di solito quelli iniziali della Psicoterapia, si ha la percezione di esplorare due mondi quasi fossero distinti e separati, addirittura isolati: l’emergere del significato e dell’esperienza dei meccanismi di difesa in seguito alla messa in atto di dinamiche inconsce come l’identificazione precoce con il genitore effettivamente appare spesso al paziente così distante dalla sua vita quotidiana generando anche dubbi e resistenze al lavoro.

La tolleranza alla frustrazione di affrontare aspetti della vita che sembrano quasi irrilevanti al qui e ora delle problematiche intercorrenti o comunque così distanti nel tempo, è affrontata e superata dall’alleanza psicoterapeutica che con l’interpretazione del sogno, agisce un atto affettivo di riconoscimento dell’altro toccando quei vissuti che molte volte non avevano più voce né contorni perché completamente protetti dalle difese (https://www.mbpsicoterapia.it/consapevolezza-del-superamento-dellidentificazione-nei-sogni-in-psicoterapia/ ).

L’elaborazione delle dinamiche precoci lascia spazio, soprattutto nel passaggio alla Psicoterapia di Gruppo, al lavoro sulle relazioni adulte il cui contenuto emerge in forma più integrata sia nei sogni che nel lavoro sulla relazione a conferma che il processo sta portando il paziente a una progressiva coerenza di Sé, trasformando i processi di difesa in una ritrovata espressione libera e spontanea della persona.

Il centro del significato del lavoro di Gruppo è rappresentato dal superamento delle dinamiche relazionali precoci conflittuali con il genitore e dall’interesse verso l’immagine adulta come separazione e autonomia rispetto al rapporto genitoriale e il confronto con le relazioni importanti attuali.

I partecipanti portano dei temi così come dei sogni che raccontano non solo il momento personale del singolo paziente ma anche che esplicitano inconsciamente i contenuti su cui si confronta l’intero Gruppo come fosse una sola immagine e un solo unico processo.

Il paziente conferma nel Gruppo la percezione di Sé come progressivamente distinto e separato dal passato e ricerca insieme agli altri il suo personale modo di trovare un posto nel mondo proponendo riflessioni mature come pensiero e affettività rispetto a esigenze, desideri, difficoltà e ostacoli, non confondendo più sé rispetto all’altro (https://www.mbpsicoterapia.it/la-paura-dellintegrazione-in-psicoterapia/ ).

Il pensiero cosciente ha una maggiore integrazione con il sentire se stessi e gli altri e le sensazioni maggiormente riferite sono di percepirsi stabili e più centrati.

Il rischio che il Gruppo possa rappresentare un contenitore su cui si proiettano aspetti idealizzati di Sé è evitato dal mantenimento di uno spazio di interpretazione dei sogni per cui, così come nel là e allora, si apprezzano le eventuali identificazioni ancora presenti e attivate all’interno del Gruppo con gli altri membri o rispetto alla figura dello Psicoterapeuta.

I pazienti sono anche stimolati a pensare e verbalizzare il contenuto del sogno raccontato dal singolo individuo, strumento utile per osservare e riflettere su eventuali processi di concettualizzazione del contenuto dell’altro, diversi dal concedersi l’intuizione dell’immagine e quindi dell’emozione contenuta in quella specifica immagine.

Nessun paziente interpreta il sogno ma ritrova l’esperienza dell’intuire, riconoscere e verbalizzare l’esperienza dell’altro, uscendo da processi di razionalizzazione, di identificazione con la propria esperienza o di necessità di autoriferimento.

Questi passaggi permettono una vera riproposizione del processo evolutivo nei vissuti e negli aspetti in cui è stato interrotto e sostituito da meccanismi di difesa necessari al proseguimento dello sviluppo ma che non hanno compensato le difficoltà affettive e relazionali precoci.

Il paziente ha meno necessità degli occhi e della risposta di conferma dello psicoterapeuta-genitore perché può fare la progressiva esperienza del fidarsi degli altri membri sia nel ricevere che nell’offrire e lo psicoterapeuta può permettersi di lasciar andare il Gruppo ai contenuti spontanei emergenti, sia come temi proposti che come sogni raccontati.

Si realizza così l’identità del singolo che acquisisce un’immagine di sé distinta e separata dagli altri e proprio per questo capace di stare insieme agli altri in rapporti di qualità e non di bisogno e come significato si raggiunge il processo adolescenziale in cui l’alternanza tra necessità della risposta dell’altro (genitore) e desiderio di autonomia è superata nel processo di separazione: questo corrisponde alla fine della Psicoterapia, la capacità anche dello Psicoterapeuta, di lasciar andare il paziente (https://www.mbpsicoterapia.it/verso-la-fine-della-psicoterapia-fisiologia-dellessere-umano-e-ricerca-sulla-realta-umana/ ).

Il Gruppo che sta terminando ha focalizzato questi obiettivi su cui ancora si confronta: l’ultimo passaggio che si sta costruendo insieme è il significato e l’importanza della separazione definitiva come vero riconoscimento di autonomia e non come angoscia e paura di perdita come spesso, per tutti è stata.

 

Michele Battuello