Blog
Blog

Dinamiche Sociali nei sogni in Psicoterapia di Gruppo


La Psicoterapia che segue un modello combinato individuale/gruppo prende come riferimento lo sviluppo relazionale dell’essere umano: al momento della nascita e per i primi mesi di vita il rapporto è vissuto nella coppia bambino-adulto di riferimento (Psicoterapia individuale), poi, con lo sviluppo delle autonomie concomitanti a una progressiva maturazione del Sistema Nervoso, la percezione si estende agli altri oltre le braccia della madre, compare pertanto il nucleo familiare (Psicoterapia combinata), infine l’incontro con le dinamiche sociali sancisce il contatto con le esperienze che continueranno oltre l’età scolare e l’adolescenza, per tutta la vita adulta (Psicoterapia di Gruppo) (https://www.mbpsicoterapia.it/psicoterapia-combinata-individualegruppo-1/ e seguenti).

Il lavoro di Gruppo coincide con la separazione del paziente dalle identificazioni precoci, con l’uscita dalla centralità del Sé e dalla successiva esplorazione del rapporto con gli altri, per arrivare alla conclusione della Psicoterapia come piena possibilità di essere nel mondo.

Nel Gruppo si affronta l’identità matura della persona intesa come periodo successivo all’acquisizione delle basi affettive fondamentali, universali per tutti, che si costruiscono dalla nascita fino alle prime autonomie e che, dallo svezzamento in poi, comprendono il rapporto anche con gli altri, definendo progressivamente un’identità che parte dal genere e si confronta con gli aspetti storici, sociali e culturali dell’ambiente in cui il bambino e poi l’adulto si muovono e ritrovano.

La varietà delle esperienze interumane e le relative difficoltà incontrate negli specifici ambiti relazionali, sono gli aspetti preminenti della Psicoterapia di Gruppo che è basata sull’interpretazione della relazione e dei sogni ma i cui contenuti e le dinamiche elaborate si riferiscono con più incisività al qui e ora e meno al là e allora affrontato nel rapporto individuale.

In un Gruppo che lavora da molti mesi e che oltretutto è rimasto chiuso come numero di partecipanti a causa delle restrizioni Covid correlate, i piani di elaborazione evolvono consentendo di ampliare il processo con le caratteristiche di personalità di ogni membro per esplorare le dinamiche sottostanti ancora presenti.

Mi è capitato di proporre una riflessione in merito a quanto io, in qualità di psicoterapeuta, conoscessi poco della realtà quotidiana dei partecipanti: dove da una parte, il livello di intimità e conoscenza profonda, è spesso maggiore che nella gran parte delle relazioni che i pazienti hanno conosciuto nella loro storia, dall’altro il tempo insieme è stato utilizzato in larga parte per affrontare le dinamiche precoci con gli adulti di riferimento, le difficoltà nelle relazioni adulte e nel senso di Sé, restringendo l’ottica ai vissuti storici prevalenti e alla loro trasformazione.

In sintesi conosco poco il loro sociale nelle sue diverse sfaccettature e presentazioni.

Il lavoro sulla relazione e soprattutto sui sogni conduce a intuire l’altro nella maniera più estesa possibile e quindi a sapere moltissimo dei pazienti senza aver necessità di conoscere ogni singolo fatto anche perché le narrazioni fanno sempre riferimento a vicende consciamente o inconsciamente selezionate e mai potranno rappresentarsi nella loro totalità.

Nel Gruppo, invece, si può utilizzare il tempo anche per soffermarsi sull’attualità di ognuno e conoscere più nel dettaglio il sociale.

Da anni riconosco, non nella teoria ma nella pratica quotidiana, che il detto all’interno del setting non è mai casuale, soprattutto perché non è ragionamento ma pensiero spontaneo verbalizzato, pertanto la mia riflessione sul conoscere poco alcuni aspetti dei membri del Gruppo, ha attivato importanti movimenti inconsci sulle dinamiche sociali che sono il fulcro del lavoro di Gruppo stesso.

Sono proprio i sogni che portano una più ampia comprensione di come gli esseri umani vivano e sperimentino l’attualità della società e della cultura contemporanee e anche come raccontino il cambiamento nel pensare il rapporto, affrontandolo in Psicoterapia  che poi diventa uno dei modi di portare esperienze di trasformazione, stando diversamente e, con migliore qualità, con gli altri.

Come ho già proposto in precedenza (https://www.mbpsicoterapia.it/verso-la-fine-della-psicoterapia-fisiologia-dellessere-umano-e-ricerca-sulla-realta-umana/; https://www.mbpsicoterapia.it/separazione-dalle-dinamiche-identificatorie-e-recupero-della-vitalita-in-psicoterapia/) le immagini di alcuni sogni e la narrazione contestuale dei loro significati valgono più di molte descrizioni teoriche. In una piazza molto grande e soprattutto molto affollata, sembra il centro di una città, sullo sfondo palazzi storici e giardini, una macchina si ferma e un uomo famoso, un politico che è anche un importante responsabile di banca, è incappucciato, arrestato e portato via.

La grande folla, rappresentata soprattutto da maschi adulti e anziani, è in subbuglio, c’è un gran vociare come di commenti sull’avvenuto.

Mi soffermo su queste prime immagini che raccontano il tentativo di risoluzione dell’identificazione con il padre che, in termini storico-culturali è l’identificazione sociale con il maschile rappresentato dal potere e dalla necessità dell’imposizione del ruolo (il politico) e del denaro (il responsabile di banca) come possibilità di essere nel mondo.

Il paziente pertanto inizia a elaborare un vissuto personale ma anche a estendere la dinamica non solo al Sé ma alla presa di consapevolezza del significato di ciò che arriva dall’esterno, il sociale, il noi.

Da una parte la storia del paziente, caratterizzata da una madre presente ma affettivamente in difficoltà e un padre pressoché inesistente, aveva portato il bambino al dover trovare una strada non fisiologicamente autonoma per crescere e una delle strategie era stata di trovare una realtà concreta cui fare affidamento, prendendo spunti, idee, emozioni dalle teorie esistenziali più diverse e farle proprie, incarnando il potere della comprensione cosciente per compensare la negazione del sentire affettivo di Sé legata al rapporto con la madre.

Dall’altra parte però esiste anche un’elaborazione più ampia della storia specifica e individuale del paziente nel qui e ora della relazione psicoterapeutica che si estende anche a una comprensione e a una lettura profonda del sociale che propone l’identificazione con il maschile razionale e cosciente (con associata l’importanza del ruolo come gestione di potere) come immagine da seguire e cui rispondere.

Il paziente ha, infatti, da tempo, trasformato i propri vissuti personali in una possibilità nuova di identità e di capacità relazionale e per questo può sognare diversamente l’essere nel mondo non solo suo ma anche collettivo.

Il politico banchiere arrestato e incappucciato capovolge la situazione di accecamento e annullamento della realtà umana operata dall’utilizzo dell’identificazione con il padre/ragione come strumento relazionale: ora a essere accecata e portata via è la coscienza che gestisce il potere del ruolo.

A questo punto la folla, soprattutto adulti e anziani è in subbuglio ed è un passaggio rilevante poiché racconta in maniera sottile ma chiara l’identificazione collettiva con l’autorità, qualunque essa sia: la mancanza di poter storicamente far riferimento a un senso di Sé come lasciarsi andare al primo anno di vita (https://www.mbpsicoterapia.it/il-potenziale-umano-introduzione/), libera e spontanea intuizione dell’altro, per relazionarsi con il mondo, ha portato spesso le persone e le culture ad affidarsi alla figura esterna di riferimento, al potere per assicurarsi un ruolo, all’annullamento dell’altro per trovare una forza in Sé.

L’inconscio collettivo si unisce immediatamente in una nuova identificazione con l’autorità che arresta l’uomo: non è quindi tanto importante chi sia arrestato e il perché, ma che ci sia qualcuno che continui a gestire un potere e a rassicurare dal pericolo del crollo dell’identità individuale che porta la continua ricerca di certezze coscienti da seguire o anche da incarnare (devono esistere sempre nuove autorità).

Trasformare questa dinamica interna con l’arresto del politico è un processo fondamentale di separazione dall’identificazione con il padre/istituzione ma è anche rischioso non solo per il paziente ma anche per la collettività poiché rischiano di sparire le certezze cui si faceva affidamento e, rappresentando dei meccanismi di difesa come ogni identificazione, il pericolo è il ritorno della disgregazione di Sé che fa capo all’assenza della risposta affettiva della madre (personale e culturale).

Nel sogno iniziano ad arrivare, da un luogo imprecisato, delle bombe a mano sulla folla, a conferma che il paziente, teme la scomparsa dell’identificazione con l’autorità non solo in termini personali ma anche collettivi.

La madre assente nell’inconscio collettivo e la conseguente identificazione con il padre, è rappresentata proprio dall’annullamento storico e sociale della donna come realtà affettiva interna di ognuno di noi a vantaggio invece della predominanza della razionalità, del controllo e del potere spesso incarnati dal maschile culturale.

Nel sogno il paziente riesce a trovare una via di uscita al combattimento in corso e si accorge di un passaggio sotterraneo, un tunnel all’interno del quale è possibile camminare, che conduce a una porta viola che sembra un posto delle favole o dei cartoni animati.

L’immagine apre all’alternativa, alla possibilità che la realtà umana non sia dominata o dal potere o dal senso di distruzione nel momento in cui il potere viene a mancare, al contrario esiste la strada della riacquisizione della fantasia che equivale al rientrare in contatto con il primo anno di vita come senso di appartenenza.

Significa ridare voce e luce al libero investimento affettivo che il bambino dal momento della nascita in poi ha agito spontaneamente sugli esseri umani cercando una risposta per crescere e sviluppare la propria identità relazionale.

Sono l’intuizione e il riconoscimento dell’altro che permettono, cominciando dai genitori, che si differenzino e si generino dei ruoli specifici perché adeguati e coerenti alla relazione, non per gestire un potere e un dominio sull’altro.

Se il genitore non ha necessità di controllare il figlio che cresce, di sentirlo per forza come un suo oggetto cui ha dato vita, di permettergli invece di svezzarsi e separarsi progressivamente come possibilità affettiva di evoluzione e autonomia e non come angoscia di perdita, allora il genitore ha realmente un ruolo costruttivo nella vita del figlio così come lo saranno tutti i ruoli che inevitabilmente si verranno a instaurare nelle relazioni con gli altri, diversi e specifici per situazioni, competenze ed esigenze e come diretta conseguenza del riconoscimento reciproco di identità.

Nella cultura contemporanea aprire quella porta significa superare il pensiero sulla realtà umana fondato storicamente sulla negazione del desiderio e invece imperniato sulla colpa di questo (proiettato sul femminile) e sulla necessità di tenerlo a bada, controllarlo tramite la regola, l’ammaestramento e la punizione come fosse la nostra espressione peggiore.

Nel sogno la porta viola apre all’incontro con un gruppo di persone, dei lavoratori sotterranei che stanno lì a parlare, a confrontarsi e il paziente, osservando questa altra possibilità collettiva (ci sono degli uomini che vivono diversamente il rapporto considerandolo tra pari), prosegue per la sua strada e incontra innumerevoli porte ma quella che apre è la centrale, apparentemente più sicura, perché ha un po’ di dubbi e di incertezze, comprensibili per quello che sta elaborando e scoprendo.

La porta centrale, e il sogno si conclude, lo catapulta in un’università: conduce alla sapienza di Sé e dell’altro, alla ricerca e alla scoperta del rapporto, grazie al superamento dell’identificazione con l’autorità e al ritrovamento di una qualità relazionale diversa con gli esseri umani.

L’autonomia che fa seguito alla separazione è rappresentata dalla possibilità di incontrare gli altri e vivere quello stare come ricerca e conoscenza e non come necessità e subalternità.

Tutto questo si realizza in una serie di immagini successive in cui il paziente porta nella sua camera un uomo che stima per mostrargli, depositati sulla scrivania, decine di fogli che descrive come suoi appunti e idee buttate giù, facendo capire all’uomo che nelle settimane ha lavorato ed è pieno di contenuti da offrirgli.

Il sogno si ricollega alla mia riflessione fatta al Gruppo rispetto alle cose che non conosco di ognuno di loro: superata l’identificazione con il padre, con quel collettivo storico di annullamento dell’identità sociale a vantaggio della ragione, del potere e del controllo, l’essere umano ritrova le sue esperienze, i suoi investimenti affettivi sul mondo, che, liberati dalla paura di essere visti, per il pericolo della negazione del riconoscimento vissuta nella storia personale (il rapporto con la madre) e nella storia sociale (la cecità della coscienza collettiva), possono essere nuovamente utilizzati come risorsa da offrire alla relazione, la relazione che riconosce e risponde e che in questo modo offre un senso di appartenenza e di identità.

Il paziente rientra in contatto con il suo patrimonio affettivo che in altri sogni, offrirà alla donna e alla relazione adulta, come realizzazione di Sé e recupero del desiderio libero verso gli esseri umani.

 

Michele Battuello